Art of the Treasure Hunt 2019



Nel post di giovedì scorso, vi abbiamo annunciato la quarta edizione di Art of the Treasure Hunt, la rassegna di Arte Contemporanea che anche quest’anno ha scelto il Castello di Brolio per numerose installazioni di ben sei artisti.

Ora, qualche dettaglio sulle opere esposte.

Nel bastione di punta, è stata installata Tilted Shadow di Mark Handforth: l’opera del 2013 dalle incredibili dimensioni (approx. cm 294 x 310 x 295), è realizzata in acciaio e alluminio ed è stata gentilmente affidata alla rassegna Art of the Treasure Hunt dalla galleria Franco Noero di Torino. Modificando i materiali e le proporzioni degli oggetti ordinari, le sculture di Mark Handforth appaiono seriose e ironiche, ludiche e formali, monumentali e malinconiche. L’artista interviene sui segni e sui simboli della vita quotidiana creando oggetti espansi dotati di una fisicità selvaggia e di una distinta energia dinamica. Con riferimenti estetici alla Pop e Minimal Art, il suo lavoro spinge una rigorosa ricerca formale in una dimensione figurativa immediatamente riconoscibile e le proporzioni fuori misura, insieme alle distorsioni esagerate, trasformano radicalmente la relazione tra lo spettatore e l’opera d’arte. Nato a Hong Kong nel 1969, Mark Handforth vive e lavora a Miami in Florida.

 

Sulla terrazza di fronte alla cosiddetta Sala d’Arme, la magnifica sala da pranzo del Castello, è stata installata Campetto Line di Richard Long: la scultura è stata pensata e realizzata per la prima volta circa 15 anni fa in Italia, come sintesi di una traccia lasciata nel territorio a dialogare con lo spazio e il cosmo attraverso i materiali della natura e del territorio stesso.
La collocazione in diagonale sulla terrazza del Castello di Brolio che si proietta verso il paesaggio toscano è stata scelta dall’artista per mettere in risalto la relazione tra la natura del paesaggio e dei materiali, e la cultura del Castello, luogo speciale per le qualità architettoniche, e per la sintesi che si compie attraverso la coltivazione dei vigneti tra il sapiente intervento umano e la materia prima che appartiene al regno della natura. Richard Long è annoverato tra i più influenti fautori della rivoluzione della pratica scultorea a partire dagli anni ’70, e tra i più eminenti rappresentanti della “Land Art”. Nato in Inghilterra nel 1945, Long ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia nel 1976 e ha avuto mostre retrospettive al Guggenheim Museum di New York e in molti altri prestigiosi musei in tutto il mondo.

 

 

Nella cantinaccia – un luogo molto suggestivo del Castello, dove anticamente venivano custodite le grandi botti per l’affinamento del vino -, convivono le opere di due artisti: Yahon Chang e Zheng Zhou.

Nato nel 1948 a Shui-Li, Nantou County, Taiwan, Yahon Chang vive e lavora a Taipei. L’artista utilizza tecniche di pittura cinese a inchiostro che impongono fisicità e gestualità al processo creativo. Con lunghi pennelli costruiti per lui, crea opere su tela e carta di grandi dimensioni posate sul pavimento; i gesti che compie integrano movimenti di TaiChi.

Le due opere esposte al Castello di Brolio sono entrambe del 2018: l’installazione Senza Titolo (Poem #1) combina diversi dipinti a inchiostro creati a Palermo e sovrapposti su più strati che riflettono il multiculturalismo della città e della sua complessa storia. L’installazione Senza Titolo (Poem #4) – A brushwork swipe with tears – è un’opera di grande formato, un dipinto a inchiostro su un drappo di tela lungo 20 metri che pende dal soffitto per poi proseguire sul pavimento: dipinto a Pechino, quest’opera raggiunge livelli di semplicità e spontaneità unici.

 

Forecast Mask di Zheng Zhou è un dittico del 2018: ogni acrilico su tela è di 256 x 368 cm ed è stato gentilmente affidato dall’artista Edouard Malingue alla rassegna.

In Forecast Mask un intrico di forme antropomorfe in varie tonalità di blu convoglia una necessità: necessità di afferrare, di raffigurare, di catturare il flusso ipnotico del cosmo nella casualità del momento. Queste colature pittoriche, riflettendo l’alterazione dell’identità dell’artista tramite il passaggio dall’incisione alla pittura, sono un veicolo per incanalare il proprio flusso di coscienza, una tesi per rovesciare il giogo imposto alla creatività dalla pedagogia. Nato in Cina nel 1969, Zheng Zhou viene definito un artista istintivo che converte su tela la sua osservazione del mondo.

 

All’interno della limonaia – il luogo dove venivano e vengono messi a dimora i preziosi vasi di limoni durante i freddi mesi invernali -, è possibile ammirare le opere di Edson Chagas, fotografo angolano del 1977, che ha rappresentato il suo Paese alla Biennale di Venezia nel 2013: in quell’occasione, ricevette il Leone d’Oro per il miglior padiglione. Le sue opere esplorano le città e il consumismo e nella sua serie “Found Not Taken”, l’artista utilizza oggetti abbandonati in altre città. In un’altra serie, quella esposta al Castello, usa le maschere africane per una maggiore comprensione della sua terra, l’Angola.

 

 

Infine, nella Sala d’Arme, la sala da pranzo del Castello, l’opera di Yan Pei-Ming: Cardinal Alexandre Farnese, 2017 
(Oil on canvas
 180 x 150 x 6 cm), Courtesy Galerie Thaddaeus Ropac, London/Paris/Salzburg.

Yan Pei-Ming è un pittore cinese nato nel 1960 a Shanghai. Dal 1982 vive a Digione, in Francia. I suoi dipinti più famosi sono ritratti elaborati in bianco e nero o rosso e bianco: la ristretta tavolozza cromatica usata rafforza la forza espressiva dei suoi quadri, conferendo loro una specie di misteriosa assenza di gravità.

Come sapete, l’interno del Castello non è visitabile, ma quest’opera si trova in una delle poche stanze aperte al Tour Privilege.

 

Le opere installate negli spazi esterni invece, possono essere ammirate con il semplice ingresso acquistato alla biglietteria, l’ingresso che prevede la visita dei giardini del Castello senza prenotazione.